Sui rifiuti solito gioco dell’oca, Gualtieri esasperato, lo capisco

L’ex sindaco: situazione fuori controllo, così è impossibile governare

Fumi nerastri nel cielo, animali di campagna che passeggiano per le strade della Capitale, incendi che si accendono come luminarie di Natale, colline di immondizia su parti di città adibite al passeggio. Professor Marino, buongiorno: lei risponde dalla Thomas Jefferson University di Filadelfia, ma una città come quella descritta avrebbe potuto raccontarla un film di fantascienza americano venti anni fa e invece è la Roma del 2022. Come si è arrivati a tanto? Ignazio Marino, sindaco di Roma tra il 2013 e il 2015 non sorride: «Le risponderò con una scena da film, ma accaduta veramente. Era il 30 settembre 2013 e avevo convocato in Campidoglio l’avvocato Manlio Cerroni, un signore che si presenta sempre con un cappello di tela, come passasse di lì per caso e invece è assai competente sui rifiuti, ma rappresentava un’anomalia: era monopolista nello smaltimento da decenni. Poiché l’Ue aveva chiesto agli amministratori di Roma di superare entro il 2007, l’anomalia di una discarica, Malagrotta, che con quella di Fresh Kills di New York era la più grande della Terra, avevo preso una decisione non facile: chiudere per sempre quella immensa buca nella quale finiva di tutto: materassi, televisori e scarti alimentari dei romani…».

La scena da film?
«Appena gli dissi che chiudevo la “sua” Malagrotta, Cerroni mi rispose:“ Sindaco, le faccio lo stesso discorso che ho fatto ai suoi predecessori, anche quelli che ci metteva Andreotti: lei ha tanti problemi, ma della “monnezza” lasci che mi occupi io,vedrà che non se ne pentirà!” La sintesi corrispondeva a quel che era accaduto nei 50 anni precedenti, ma non poteva più andare avanti così».

A proposito di film, “Mani sulla città” rende l’idea della Roma odierna, con la differenza che i politici di oggi non sanno dove mettere le mani e i poteri forti invece sì…
«Roma avrebbe bisogno di una classe dirigente tecnicamente preparata e ideologicamente motivata. Il vero, grande problema di questa città? Se la politica non c’è, sono altri che la governano: quelli che sono in grado di metterci le mani sopra. Non dimentichiamo che Roma spende per i rifiuti circa un miliardo l’anno, somma che suscita interesse».

La diceria di una città ingovernabile?
«Debbo dissentire. A Roma esiste un problema di classe dirigente, non solo politica: imprenditori, burocrati, Parlamento, magistratura, Vaticano. Pensi che sino a quando venni eletto io, le Ambasciate non pagavano la tassa per i rifiuti. Spesso queste forze, anziché lavorare per il bene comune, nella migliore delle ipotesi cercano visibilità, nella peggiore pensano al proprio potere»

Dopo nove mesi qual è il suo giudizio su Roberto Gualtieri?
«Penso che sia una persona intelligente e un politico preparato. Immagino che in questo momento sia esasperato da una situazione che è fuori controllo per la mancanza di quell’azione comune dei principali attori senza la quale Roma non si governa. Tanto più il problema dei problemi di Roma: i rifiuti»

Lei ha chiuso Malagrotta, ma perché la discarica è rimasta senza un’alternativa?
«Appena divento sindaco, decido che il problema immondizia va affrontato con metodologia scientifica, facendola finita col monopolio della discarica che durava dagli Anni Sessanta. Per verificare le migliori pratiche, quelle pensate per avere città pulite e decorose, capaci anche di trasformare un problema in una risorsa, andai a San Francisco, che ricicla il 75% dei suoi rifiuti e dopo averli lavorati li vende: il materiale prodotto dal suo compostaggio va ai sofisticati produttori di vino di Napa Valley. Verificai le esperienze di Barcellona, Londra e di Brescia, che hanno realizzato termovalorizzatori capaci anche di produrre un valore economico».

In questi anni quanto ha pesato l’indecisionismo del presidente della Regione Lazio?
«Durante la mia sindacatura, riuscimmo ad incrementare sensibilmente la raccolta differenziata, passando in 28 mesi dal 20 al 45 percento. Al tempo stesso proponemmo al Presidente Zingaretti un “revamping”, una rimessa a nuovo, dell’impianto di Colleferro, prevedendo una nuova quota di incenerimento. Veniamo ad oggi. La percentuale di differenziata è rimasta ferma e quanto al “piano Marino”, la Regione ha deliberato una spesa di 30 milioni, ha acquistato il materiale e poi ci ha ripensato. Difficile seguire queste contorsioni. Aumentare la raccolta differenziata e avere una nuova linea di incenerimento con un costo di 30 milioni non va bene. E invece un inceneritore nuovo, del costo di un miliardo, va bene. Come nel gioco dell’oca si è tornati alla casella di partenza. Ma non chiedo riconoscimento: ho un atteggiamento laico e va bene così. Però sono trascorsi altri otto anni».—

Articolo originale su La Stampa del 12 Luglio 2022

Autore dell'articolo: Ignazio Marino