Fine Vita - Mi Manda Rai 3
Sul tema del fine vita, com’è noto, si è pronunciata la Corte costituzionale nel 2019. Con la sentenza n. 242 ha sancito che non è punibile chi "agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputi intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del Servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente".
Le vicende di Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro, che tutti ricordiamo, risalgono rispettivamente al 2006 e al 2009. Eppure, a distanza di più di tre lustri dalla battaglia legale di Mina Welby e Beppino Englaro, siamo ancora senza una legge che si occupi di ogni aspetto del fine vita. Tutti i Parlamenti che si sono succeduti non hanno legiferato. Lo ha fatto qualche regione, ma siamo ancora indietro. La classe dirigente continua ad essere insensibile ai principi stabiliti dalla Corte.
Ne abbiamo parlato stamane a Mi Manda Rai 3, che ha mandato in onda testimonianze di persone la cui sofferenza è ancor più grave di quella che ci è stata mostrata. Ammiro la serietà professionale con cui medici come Paolo Malacarne e Mario Riccio si mettono a disposizione del malato.
Pur essendo il primo firmatario del disegno di legge del 2006 che, approvato molti anni dopo, permette di dichiarare anticipatamente quali cure accettare e quali rifiutare, debbo riconoscere che non me la sentirei di praticare il suicidio assistito. Ma ritengo che il tempo della morte non possa essere una scelta dello Stato: cosa vi è di più personale del morire? Rivendico, quindi, il diritto di scegliere della persona e il rispetto per la scelta presa. Da questo principio discende il dovere di uno Stato laico di riconoscere tale diritto.