Screening oncologici in Europa: troppi divari, serve un accesso equo per tutti
Ieri sono intervenuto in Commissione Salute Pubblica del Parlamento Europeo (SANT), ponendo due domande specifiche al Commissario con delega alla salute, Olivér Várhelyi. La prima riguarda i dati dello screening sul cancro nei 27 Stati membri. Ci sono troppe differenze tra paese e paese, un divario che va dal 6 all’85%, e che si riflette sulla mortalità e sul costo dell'assistenza sanitaria. Questo rende poco efficiente ed efficace l’intero sistema di prevenzione e cura a livello europeo.
I programmi di screening oncologico, come quelli per il tumore del colon-retto e della mammella, rappresentano strumenti fondamentali nella lotta contro il cancro. Consentono di individuare la malattia in uno stadio precoce, quando non solo è curabile, ma spesso completamente guaribile. Grazie a questi esami, è possibile diagnosticare lesioni precancerose o tumori in fase iniziale, aumentando le possibilità di successo delle terapie e riducendo la necessità di interventi più invasivi.
Ho chiesto quali misure concrete la Commissione intenda adottare per ridurre questo divario e garantire un accesso più equo agli screening oncologici. In questo modo, tutti i cittadini europei potrebbero beneficiare di diagnosi precoci e tempestive, indipendentemente dal paese in cui vivono.
Il Commissario ha risposto affermando che sono stati destinati molti miliardi per colmare queste differenze, ma che tali fondi non sono stati utilizzati con la stessa diligenza da tutti i 27 Paesi membri. Ciò solleva interrogativi sulla necessità di meccanismi più efficaci per impiegare queste risorse nel miglioramento della prevenzione e della diagnosi precoce, senza lasciare indietro nessuno.