Vertici AMA, resta solo chi merita la piena fiducia della città

Ignazio Marino Aula Giulio Cesare Assemblea Capitolina

Ciascuno di noi arriva a svolgere i compiti di rappresentanza e di governo portando con sé, oltre al vincolo morale di corrispondere alle aspettative di cittadine e cittadini, la propria storia personale, fatta di esperienze, valori, modi di comportarsi.

Io ho imparato a riconoscere l’importanza dell’ambiente come valore decisivo per il presente e per il futuro di una comunità dalla mia esperienza di medico.

Chi si trova a confrontarsi quotidianamente con la sofferenza e la malattia, insieme alla capacità, quasi istintiva, di lavorare sodo per cambiare le cose che non funzionano, impara a riconoscere cosa condiziona, e come, la salute.

Ambiente e salute sono così diventati per me un binomio inscindibile, un articolato valore guida che ha ispirato la mia vita di medico e poi il mio impegno nelle istituzioni. Penso quindi che tra i primi compiti di un sindaco ci sia quello di garantire alle persone di vivere in un ambiente sano.

Facile a dirsi, molto complesso da realizzare.

Ma è il motivo per cui mi sono candidato, l’ambizione di poter migliorare la vita degli altri che lega il lavoro di medico e quello di sindaco.

Dire che vogliamo che Roma diventi un modello di ambiente sano in cui crescere, vivere, studiare, inventare, produrre, significa molte cose.

Abitudini e stili di vita, qualità dei servizi, dalla scuola alla mobilità, e del supporto sociale a persone e famiglie. Attenzione a tutti i quartieri, che sono lo spazio primo in cui si percepisce la qualità della vita. Valore del suolo e del territorio, che ci fa dire no alla cementificazione e ci porta ad investire su rigenerazione urbana e riqualificazione energetica. Indirizzo strategico allo sviluppo.

Volere una città con un ambiente sano significa orientare tutta l’azione di governo ad un orizzonte chiaro di cambiamento, per garantire diritti e libertà, sicurezza e opportunità.

Siamo ancora all’inizio.
Ma abbiamo dato segnali chiari, in alcuni casi storici.
Partendo dai rifiuti, che per un ambiente sano oggi sono la priorità.

In tre mesi abbiamo chiuso Malagrotta .
Se ne discuteva da oltre dieci anni, noi lo abbiamo fatto in 90 giorni.

Si, torno ancora su Malagrotta, che nel dibattito tende ad essere trattato come un tema saturo, scontato.

Sembra quasi ovvio che l’abbiamo chiusa. Ed in effetti è ovvio, per come la pensiamo noi.

Ma perché nessuno l’aveva ancora chiusa?

Perché nessuno aveva avuto capacità o coraggio di sfidare un sistema di potere sul cui giudizio penale si esprimerà la magistratura, ma sulla cui opacità etica il giudizio poteva già definirsi?

Perché nessuno aveva finora cambiato, cambiato a fondo, il modello della grande e unica discarica?

Chiudere Malagrotta per me e per noi è stata una scelta ovvia. Ma per Roma è stata una scelta storica.

Ora stiamo riorganizzando tutto il modello di raccolta differenziata, che era dispersivo e a macchia di leopardo. I numeri hanno iniziato a crescere e le prospettive, come confermato anche ieri nell’incontro con il Ministro, sono incoraggianti.

Nel 2014 partirà il nuovo ciclo, per portare la differenziata in altri 5 municipi e poter incidere ancora più in profondità nel condividere abitudini virtuose.

È decisivo che quella per un ambiente sano non sia la sfida solo di un sindaco, di un’assessore o di una giunta, o di una maggioranza.

Per cambiare radicalmente il modo di tutelare e rendere fruibile e sano l’ambiente, per cambiare il modo in cui eliminiamo, differenziamo, ricicliamo e mettiamo a valore i rifiuti, serve l’impegno di tutti.

Ma perché i cittadini possano contribuire, perché chi governa possa lanciare la sfida, servono scelte nette, come per Malagrotta, serve un nuovo modello di gestione del ciclo dei rifiuti, che abbiamo avviato, e serve anche un’azienda efficiente, ben gestita, anch’essa sana, capace di recuperare insieme a noi la fiducia dei cittadini.

In AMA ci sono tante competenze, tante professionalità, tante persone che hanno voglia di mettere il proprio lavoro al servizio della città. Ma ci sono anche vizi, inefficienze e cattiva gestione. Per anni è stata gestita da curiosi professionisti, alcuni esperti in razze equine come Franco Panzironi.

C’era da cambiare, e si doveva cambiare partendo da chi guida l’azienda. Seguendo le regole che ci siamo dati, come stiamo facendo e continueremo a fare nel rinnovo dei cda di tante altre società comunali.

Anche per AMA abbiamo fatto una scelta, mettendoci la faccia, dando fiducia ad un manager con molta esperienza. Quella fiducia ieri si è dimostrata mal fondata, ed abbiamo corretto.

Quanto accaduto ieri, con la rinuncia all’incarico da parte di Ivan Strozzi, é una nuova dimostrazione, simile a quella data su Malagrotta, del modo nuovo che abbiamo adottato per governare.

Non ho e non abbiamo amici da sistemare.

Per ogni scelta cerco, come ho sempre fatto nella mia vita, le persone più capaci. Posso sembrare rigido su questo, o a qualcuno ingenuo. Rigido lo sono, se rigidità significa rispettare i valori in cui si crede.

Il mio modo, il primo modo, per scegliere qualcuno è valutare i curriculum. C’è chi ride anche di questo, salvo poi lamentarsi che in Italia non conta il merito.

Io non cambierò idea.

I curriculum, però, non sono tutto.

Quello che chiedo a tutti coloro che prendono incarichi in questa amministrazione, dalle maggiori alle minori responsabilità, è condividere lo spirito con cui siamo qui. Per cambiare la città e il modo di governare la capitale d’Italia secondo valori chiari e non modificabili, perché sono quelli che romane e romani hanno scelto con il loro voto.

Onestà, spirito di servizio, trasparenza di scelte e atti, responsabilità verso l’istituzione e i cittadini, cura solo del bene comune.

Per fare questo c’è bisogno di condividere un patto, instaurare e rispettare una fiducia.

Ivan Strozzi da curriculum ha tutte le carte in regola per dirigere bene AMA.
Ci siamo incontrati, parlati, confrontati, abbiamo condiviso con lui i nostri obbiettivi e costruito un patto di servizio.

Omettendo l’inchiesta a suo carico – al di là della rilevanza delle accuse che spetta alla magistratura accertare – ha tradito questo patto fiduciario e i valori che lo fondano. Non ha tradito me, ha tradito la città cui aveva accettato di prestare servizio.

Per questo gli ho chiesto di rinunciare all’incarico.

Non accetterò da nessuno che si tradisca quel patto, di cui i cittadini mi hanno fatto garante.

Sceglieremo ora un nuovo Presidente di AMA che rispetti gli standard curricolari e che sia pronto ad accettare e rispettare quel patto.

Autore dell'articolo: Ignazio Marino