Eurodeputati AVS, 'lavoriamo per un'Ue delle persone e non delle armi' 'Votiamo no al piano per la Prontezza 2030 e alla mobilità militare'
BRUXELLES, 15 DIC –
«Quella per cui lavoriamo ogni giorno è un’Europa che mette al centro delle sue politiche la protezione sociale, la coesione territoriale, la lotta alle diseguaglianze e alla crisi climatica. Non di certo un’Unione fondata sugli interessi dell’industria bellica, come quella delineata dai tre provvedimenti in votazione da domani a Strasburgo. Per questo motivo, il nostro sarà un fermo voto contrario al cosiddetto pacchetto mini-Omnibus sugli investimenti militari, all’European Military Readiness e al Military Mobility».
Così le eurodeputate e gli eurodeputati di Alleanza Verdi e Sinistra, che motivano nel dettaglio la loro posizione.
«Nel primo caso - spiegano - la ricerca e l’innovazione europea vengono piegate agli interessi dell’industria delle armi, dirottando le finalità esclusivamente civili di programmi come Horizon Europe e Step verso l’ambito militare e sottraendo risorse essenziali al contrasto dei cambiamenti climatici e a progetti di innovazione sostenibile. L’European Military Readiness poi contempla obiettivi di spesa sempre più alti per gli armamenti, allenta i criteri Esg e invoca a questi fini l’uso di debito comune, per citare alcune misure».
«Con il Military Mobility, infine, si accetta un uso continuato dei combustibili fossili, ignorando il ruolo strategico della decarbonizzazione nei trasporti, si riducono i fondi civili per le infrastrutture e, anche qui, si introduce la possibilità di utilizzare gli stessi fondi civili per finalità militari».
Nel mirino anche la linea politica della Commissione europea.
«Il nostro modello europeo evidentemente non è lo stesso di Ursula von der Leyen, che con queste iniziative sta facendo precipitare l’Ue verso un totale scollamento dai suoi valori fondamentali e dalle reali esigenze delle persone. Per noi l’Europa è quella che si fonda sulla pace, sull’uguaglianza sociale, sulla sostenibilità e sul benessere delle comunità, che lavora convintamente per costruire soluzioni diplomatiche, non quella che toglie risorse a coesione, ricerca civile e sviluppo regionale per darle ai signori della guerra. Con questa posizione continuiamo a lavorare per costruire un’alternativa anche a livello europeo», concludono.
