Von der Leyen ha perso la credibilità morale ed europea
Ci troviamo di fronte a una questione serissima: il presidente della Commissione europea può agire senza rispettare i principi democratici? Ursula von der Leyen lo ha fatto ripetutamente e credo che noi, come Verdi, dobbiamo far sentire la nostra voce.
In primo luogo, la difesa e la militarizzazione.
Impegnare il 5% del PIL dell'UE nella NATO e lanciare un piano di “riarmo” da 800 miliardi di euro senza dibattito parlamentare è un abuso di fiducia. Queste decisioni sono state prese a porte chiuse, aggirando proprio quelle istituzioni che danno all'Europa legittimità e consenso democratico.
In secondo luogo, la subordinazione agli Stati Uniti.
Da un accordo tariffario imperfetto che indebolisce le nostre industrie all'accordo energetico da 700 miliardi di euro che vincola l'Europa, per anni, all'importazione di combustibili fossili e armi dagli Stati Uniti, von der Leyen ha scelto la dipendenza piuttosto che la sovranità. L'impegno a pagare tutte le armi americane per l'Ucraina, anche in questo caso senza alcun controllo, mina ulteriormente la sua autorità.
Terzo, la diplomazia selettiva.
Con bambini uccisi mentre cercano acqua e pane, e con Gaza che subisce una catastrofe umanitaria, come Verde vorrei sentire la voce chiara e forte della presidente della Commissione. Invece ha prevalso il silenzio, rotto solo da una telefonata privata al suo amico Netanyahu dopo i suoi attacchi all'Iran. Questo atteggiamento incoerente mina la credibilità morale dell'Europa.
Ursula von der Leyen ha trattato il Parlamento europeo non come un'unione di democrazie, ma come un palcoscenico per la sua visione personale o, come molti suggeriscono, per la visione di Bjoern Seibert.
Si tratta della democrazia e del nostro futuro. Possiamo permettere che una sola persona firmi accordi per miliardi, forse trilioni, e ridisegni il nostro futuro, svendendo i risultati ottenuti dai Verdi, senza dire nulla? Se lo accettiamo, tradiamo coloro che ci hanno eletto.
Infine, vorrei sottolineare quattro questioni fondamentali al centro della nostra identità di Verdi: la responsabilità sociale delle imprese, la direttiva sulla due diligence delle imprese, la riduzione delle emissioni di carbonio e la regolamentazione della deforestazione.
Non si tratta di progetti secondari, ma dell'anima stessa della nostra missione come Verdi. Sono la nostra promessa di proteggere le persone, il pianeta e le generazioni future. Eppure Ursula von der Leyen ha offerto a Donald Trump delle “flessibilità” che le svuoterebbero di significato. Queste promesse di “flessibilità” su questioni così fondamentali cancellerebbero il contributo dei Verdi all'Europa e tradirebbero i valori che definiscono chi siamo. Ci renderebbero irrilevanti. E giustamente.
