Bocciata l'arroganza di Von der Leyen. Riaffermata la centralità democratica del Parlamento Europeo
La Commissione Affari Giuridici (Juri) dell'Eurocamera ha bocciato la richiesta dell'esecutivo comunitario di usare l'art. 122 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea sulla proposta di Regolamento del Consiglio per l'istituzione di Safe, lo strumento di prestito comune da 150 miliardi di euro, che costituisce una delle basi economiche del piano Rearm Eu voluto dalla presidente Ursula von der Leyen.
Con questa decisione potrebbe cadere il bavaglio che, con il ricorso all'art. 122 del Trattato, ha permesso alla Commissione di approvare il piano senza il coinvolgimento del Parlamento Europeo.
Si è trattato di un vulnus senza precedenti, che ha allargato la distanza tra le istituzioni e i cittadini europei, aumentando la percezione di un deficit democratico in sede europea. Tutto questo, peraltro, deciso dalla Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che, a differenza di tutti gli eurodeputati, non è stata eletta da nessun popolo dei 27 Paesi aderenti all'Unione. La sua arroganza però è stata bocciata da quelle regole democratiche che lei avrebbe voluto aggirare.
Pensare di mobilitare risorse fino a 800 miliardi senza una discussione democratica è un atto che testimonia l’estrema debolezza di Ursula von der Leyen, che ha persino timore di confrontarsi con il Parlamento che le ha affidato l’incarico.
E questa debolezza è pericolosa per l’Europa.
Così come mettere l'Unione Europea sulla strada del riarmo e del rafforzamento degli eserciti nazionali, sottraendo risorse fondamentali alle politiche di giustizia sociale e alla transizione ecologica. Questa è cosa ben diversa da un processo di integrazione europea delle politiche di difesa che, razionalizzando le risorse, consentirebbe di ridurre la spesa militare già stanziata a livello nazionale.
Von der Leyen faccia un bagno di umiltà e venga ora in Parlamento e accetti le regole della democrazia. Se invece la Presidente della Commissione deciderà di ignorare il parere della Commissione Juri, si assumerà la responsabilità politica di un grave conflitto istituzionale.