La Corte di Cassazione ha dichiarato oggi inammissibile il ricorso presentato da 26 persone che ritenevano che da Sindaco avessi commesso un reato punibile dalla Giustizia Penale nel decidere di spostare i camion-bar dalle aree storiche e archeologiche di maggior prestigio di Roma (e oserei dire della Terra). La Cassazione ha anche condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e al versamento della somma di 3.000 Euro ciascuno (e sono 26) alla Cassa delle Ammende. Questo è solo l’ultimo in ordine di tempo dei processi che si sono svolti per questa decisione presa nel 2014 nell’interesse della nostra Capitale. Infatti, negli ultimi 4 anni vi sono stati il giudizio del TAR, del Consiglio di Stato e del Tribunale Ordinario di Roma. In quest’ultimo caso, ad esempio, i proprietari dei camion-bar ritenevano che io dovessi essere condannato penalmente perché non avrei agito nell’interesse di salvaguardare aree di notevole interesse artistico, o per migliorare l’Area Archeologica Centrale di Roma, bensì per danneggiare attività presenti da almeno cinquant’anni e favorire non meglio individuati “grossi gruppi imprenditoriali”.
La sentenza della Corte di Cassazione conferma la legittimità della mia decisione di allontanare i camion-bar dalle aree di maggior interesse artistico. Una decisione mai presa da nessun Sindaco di Roma. Questa lunga vicenda sollecita però una riflessione. Chi da Sindaco queste decisioni non le ha prese in passato o non le prenderà in futuro, non avrà ansie con la Giustizia. Chi le prende deve rassegnarsi a frequentare per anni i Tribunali.