L’ULTIMO RISULTATO DELLA GIUNTA MARINO: NO DEFINITIVO AI CAMION BAR AL COLOSSEO, PANTHEON E ALTRI LUOGHI DI PREGIO

I camion bar non potranno più sostare nelle aree di maggior pregio culturale, archeologico e architettonico di Roma. Con la sentenza definitiva e completa del Consiglio di Stato, pubblicata oggi, 23 agosto 2016, che respinge tutti gli appelli, si conclude la vicenda avviata nel 2014 dalla Giunta Marino e che realizza qualcosa che non era mai stato fatto a Roma. Colosseo, via dei Fori Imperiali, piazza Venezia, piazza del Popolo, Piazza della Rotonda e il Pantheon per sempre senza banchi e camion bar. A Trinità dei Monti e Piazza di Spagna – resa pedonale anche quest’ultima – solo i fiorai. Avevo detto: anche la signora Maria di Tor Bella Monaca ha il diritto di vedere il Colosseo come l’ha visto Barack Obama. Nell’estate 2015 l’impegno con Roma è diventato realtà; oggi la sentenza del Consiglio di Stato pone il sigillo su quella decisione. A nulla sono valse le richieste di sospensiva del provvedimento e le manifestazioni dell’anno passato sotto le finestre degli uffici comunali di via dei Cerchi, accanto al Campidoglio. Anche quella volta i partiti remarono contro e chiesero di convocare la Commissione Commercio per proporre di ricollocare i camion bar sui percorsi del Giubileo della Misericordia, quindi in quelle strade da dove li avevamo allontanati. L’impostazione proposta dai partiti politici voleva che queste attività non si dovessero adattare alla città, ai suoi spazi, alla presenza di monumenti, ma viceversa fosse la città a doversi adattare a camion bar e bancarelle. Io non conosco i motivi di tanta devozione dei politici verso queste attività commerciali. In ogni caso la nostra determinazione non ha avuto momenti di esitazione. Anzi, il gioco di squadra che abbiamo fatto con la Giunta, la professionalità degli uffici coinvolti, con dirigenti comunali straordinari, il coordinamento con l’avvocatura del Campidoglio e il lavoro meticoloso per la preparazione degli atti e delle memorie di difesa hanno permesso di scrivere una pagina nuova per la città.

Il percorso è stato lungo e tortuoso a causa di leggi nazionali, regionali e comunali che non consentivano di procedere con una diversa collocazione, perché, quando fui eletto, nel 2013, trovai come eredità, nelle leggi della Regione Lazio, il principio dell’equivalenza economica. Ovvero, se ti tolgo dal Colosseo ti devo ricollocare in un’area equivalente dal punto di vista economico-commerciale. Nessun luogo di Roma è equivalente al Colosseo, fatta eccezione per la basilica di San Pietro e forse Piazza di Spagna. Per questo, a pensar male, si potrebbe immaginare che le leggi erano state scritte per agevolare chi commerciava e faceva profitto e non per proteggere la bellezza dei monumenti.

Alla prima delibera di luglio 2014 e ai conseguenti atti è seguita una lunga serie di colloqui per individuare alcune aree alternative. Abbiamo creato uno spazio dedicato nel portale del Comune con tutte le informazioni e i documenti necessari per avviare un cambiamento dolce. Gli operatori sono stati chiamati a fare le loro osservazioni e per due volte hanno richiesto altro tempo per approfondire. Tempo concesso senza esitazioni, d’altra parte si trattava di risolvere questioni che erano ferme da alcuni decenni. Ma ne sono scaturite solo osservazioni generiche, che accusavano la mia Giunta di un comportamento persecutorio. Fu addirittura organizzata una manifestazione sotto le finestre del Campidoglio con fischietti e slogan offensivi.

Il nostro non è stato un semplice spostamento, ma la volontà di anteporre la tutela delle zone di pregio della città all’arbitrio su quali attività possano operare e dove. Le proposte degli operatori erano a dir poco inaccettabili, “facciamo che metà restano” – dicevano – oppure “ci spostiamo di qualche metro”.

E’ la conferma che un’Amministrazione può, se lo vuole, tutelare i propri monumenti.

E spero che si possa andare avanti anche con il contrasto a un altro grave problema: l’abusivismo commerciale. Ho potuto constatare quanto la scelta di contrastare l’abusivismo commerciale non sia proprio una passeggiata. Era il giugno del 2015 quando mi vennero spedite delle pallottole. Nella prima missiva proiettili calibro nove e nella seconda P38 special, accompagnati da un avvertimento molto chiaro e diretto: “Fermati nel contrasto all’abusivismo che c’avemo da campa oppure con le prossime ti buchiamo, sappiamo dove sei e dov’è la tua famiglia”.

 

Autore dell'articolo: Ignazio Marino