La sala operatoria del primo trapianto di cuore

Il primo trapianto di cuore. È stata una fonte di ispirazione nella mia adolescenza. Mi ha motivato nelle scelte e indirizzato nella mia passione chirurgica. Oggi nel vedere con i miei occhi tutta la documentazione clinica di quel 3 Dicembre 1967, al Groote Schuur Hospital di Cape Town, mi ha fortemente emozionato. Gli studi preparatori all’intervento, il dramma dell’incidente stradale in cui morì Denise Darvall, appena venticinquenne, il coraggio di Louis Washkansky che accettò di sottoporsi a un intervento che avrebbe cambiato la storia della medicina e il concetto stesso di cosa sia la vita e la morte.

Il tempo che deve essere apparso infinito prima che il cuore di Denise Darvall riprendesse a battere nel torace di Louis Washkansky. La paura e l’adrenalina che si sentono in sala operatoria quando sai che in ogni istante potresti commettere un errore irrimediabile.

Lo so, il mio è un giudizio di parte, ma restituire la vita con un trapianto è il mestiere più bello del mondo ed anche il più gratificante. Grazie dunque a tutti i pionieri da Joseph Murray (primo trapianto di rene, 1954), Thomas Starzl (primo trapianto di fegato, 1963), Christiaan Barnard (primo trapianto di cuore, 1967 https://en.wikipedia.org/wiki/Christiaan_Barnard#First_human-to-human_heart_transplant), ma soprattutto grazie ai veri eroi, i pazienti che ogni giorno ci ricordano il valore della vita.

Autore dell'articolo: Ignazio Marino