“Senzatomica”, la mostra

Oggi ho partecipato all’inaugurazione della mostra multimediale Senzatomica. Trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari.

È un onore per la città di Roma ospitare questa importante mostra, promossa dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. Un evento planetario, itinerante, che ha toccato le principali città del mondo, a partire da New York, nel 2007.

Una mostra che ci propone una riflessione planetaria, sul destino e il futuro della nostra civiltà a partire da una denuncia, senza appello, che arriva forte come un pugno nello stomaco.

Siamo pieni di armi atomiche, in ogni angolo del pianeta, armi capaci di distruggere ogni forma vivente, armi costruite dall’uomo per cancellare la vita. Secondo stime accreditate, perché ovviamente tutta la materia è avvolta nel mistero tipico delle cose militari, ce sono più di 15mila, molte delle quali proprio qui da noi, in Italia.

Possiamo continuare a tacere di fronte a questa situazione?

C’è un epitaffio sulla lapide dei martiri dell’olocausto nucleare di Hiroshima che recita: “Riposate in pace perché noi non ripeteremo l’errore”. Quel grido disperato delle prime vittime dell’incubo nucleare ci riporta all’origine di questa assurda contraddizione filosofica, di questa spinta autodistruttiva del genere umano.

Quello che si pone è, quindi, un grande interrogativo culturale, forse il più importante, su cui riflettere: come siamo arrivati a concepire l’autodistruzione per determinare l’inutile supremazia dell’uno sull’altro? E, soprattutto, come ne veniamo fuori da questa follia?

“Senzatomica”, con un lavoro curato dagli insegnanti e dagli educatori delle scuole italiane, prova a rovesciare la prospettiva, a proporre nuove “regole d’ingaggio” nella nostra vita quotidiana.

Il suo obiettivo principale è trasmettere il messaggio che il vero nemico non sono le armi nucleari in quanto tali, né gli stati che le costruiscono e le possiedono, ma il modo di pensare che arriva a giustificare l’opzione “annientamento totale” di altri esseri umani considerandola accettabile”.

In sostanza un manifesto di valori per un futuro diverso, un appello alle coscienze di ciascuno di noi per cambiare il mondo. Cambiare noi stessi per cambiare il mondo.

La mostra di oggi, infatti, pone importanti interrogativi sull’etica della scienza, sulle responsabilità future, sul perché abbiamo investito e dovremmo continuare ad investire su queste tecnologie di distruzione e di morte.

Questa mostra è dedicata, in particolare, ai nostri ragazzi, perché le generazioni che non hanno conosciuto l’assurdità della guerra fredda, dell’incubo nucleare, sono la nostra speranza.

La sensibilità per i temi della pace è molto radicata, per fortuna, tra le giovani generazioni. E su questo dobbiamo continuare a lavorare per cambiare le cose, nel nostro quotidiano, nelle parole e nelle azioni. Per diffondere la cultura della pace e della libertà.

Di questo ringrazio davvero gli organizzatori della mostra. Il loro impegno, planetario, dimostra che su questi temi bisogna pensare in grande, bisogna rompere le frontiere e le barriere culturali. Perché non si ripeta mai più l’errore di Hiroshima.

Autore dell'articolo: Ignazio Marino