Per la vera rinascita del Teatro dell’Opera di Roma

Il doloroso e recente messaggio del maestro Muti ha determinato la frenata degli abbonamenti e la fuga degli sponsor al Teatro dell’Opera di Roma.

Vista la difficile situazione c’erano tre possibili strade da prendere: quella del rattoppo temporaneo con la difficoltà di trovare una sostituzione all’altezza del Maestro, quella della chiusura e la liquidazione e la terza: una strategia che portasse alla rinascita sulla base di modelli sperimentati in altre capitali europee.

Abbiamo preso una decisione sofferta con la consapevolezza che quella dell’esternalizzazione sia l’unica strada per evitare la liquidazione del Teatro, e con l’auspicio che questo offra anche agli artisti la possibilità  di riunirsi in un’associazione e dal primo gennaio, in forma diversa, continuare a fare grande l’Opera di Roma.

A questo punto ci troviamo in una situazione di risanamento avviato, ma con una differenza di entrate che può essere calcolata in 4,2 milioni.

Come ha spiegato Carlo Fuortes, Sovrintendente del Teatro dell’Opera, al termine del cda “Auspichiamo che gli artisti e i musicisti che fanno attualmente parte di orchestra e coro si riuniscano e fondino un soggetto sulla base della qualità artistica”.

In questi mesi continuerà il lavoro del Teatro, mentre inizierà un processo di rinascita che si completerà in 75 giorni. Credo che questo nuovo modello ci darà la possibilità di ripartire con un nuovo Teatro dell’Opera, con una statura ritrovata a livello nazionale e internazionale.

Credo che questo sia un passaggio storico fatto con la determinazione con cui l’amministrazione vuole inseguire la rinascita di tutte le aree strategiche.

Autore dell'articolo: Ignazio Marino