Giù le mani da Acea. L’acqua è un bene pubblico e deve rimanere tale.

Acea
Oggi ho partecipato all’Assemblea dei soci dell’Acea. Ho preso la parola e dichiarato come inaccettabile che a un mese dalle elezioni un Comune in scadenza nomini nuovi vertici. La mia richiesta di posticipare l’assemblea nasce da un’esigenza di correttezza da parte di chi amministra.

Nonostante il mio no deciso, purtroppo, l’Assemblea ha scelto di procedere ugualmente alle nomine. Voglio ricordare che gli italiani e i romani hanno votato per l’acqua pubblica ma con Acea stiamo assistendo alla privatizzazione di fatto di un bene comune. E questo non può essere consentito.

Mi auguro, almeno, che venga accolta la proposta di rifiutare buonuscite milionarie e super compensi ai manager. Attualmente, infatti, i vertici aziendali di Acea ricevono compensi superiori a quelli del Presidente degli Stati Uniti e del Presidente della Repubblica. Compensi che stridono nettamente con i numeri fallimentari registrati dall’azienda: azioni svalutate del 56%, utile netto sceso del 58% e un indebitamento finanziario pari al 53%.

Acea rappresenta una risorsa strategica per il Comune e deve tornare a produrre servizi efficienti e una classe dirigente che mette al centro il bene comune e non solo gli interessi privati

Voglio dire chiaramente che le ulteriori decisioni prese oggi non fanno altro che rafforzare la mia voglia di cambiare Roma e fare in modo che la mia candidatura sia al servizio di tutta la città contro l’arroganza di pochi.

Autore dell'articolo: Ignazio Marino