Contromafie, insieme per la legalità

Oggi ho partecipato a Contromafie, gli stati generali dell’antimafia organizzati da Libera.

Ho voluto innanzitutto dire grazie a Don Ciotti per l’instancabile lavoro che, da quasi 20 anni, porta avanti insieme a migliaia di persone.

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Come sostiene Don Ciotti, per opporsi alle mafie e alla corruzione c’è solo una strada da percorrere: la strada del noi. Del fare insieme, perché solo uniti è possibile fare ciò che da soli non sarebbe nemmeno ipotizzabile.

Roma crede fermamente nel noi. Ed è per questo che lo scorso anno abbiamo siglato proprio con Libera un protocollo d’intesa. Lo abbiamo fatto per rafforzare quel noi, perché siamo convinti che la politica deve fare la sua parte concretamente.

Perché ad essere vicini a realtà come Libera si aiutano le comunità, si aiutano le persone, si dà forza all’idea e alla cultura di bene comune e di giustizia sociale.

E perché – come ci ricorda spesso Gian Carlo Caselli – “incentrare la strategia di contrasto della criminalità mafiosa sul terreno tecnico investigativo e non anche su quello politico-culturale è alla lunga inesorabilmente perdente”

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Tra i punti che compongono il protocollo che abbiamo firmato con Libera ce ne sono due in particolare su cui mi piace riportare l’attenzione, per raccontare in cosa consiste la nostra azione politica e amministrativa nel contrasto alle mafie:

  • La proposta – tramite il riutilizzo per finalità sociale dei beni confiscati alle mafie – di modelli alternativi di sviluppo sociale ed economico nella legalità.
  • Il contrasto al fenomeno della corruzione nella Pubblica Amministrazione, attraverso politiche amministrative che garantiscano maggiore trasparenza e informazione.

In questo anno il gruppo di lavoro che abbiamo costituito presso l’Assessorato al Patrimonio ha lavorato sul monitoraggio dell’utilizzo effettivo – a fini sociali – dei beni immobili trasferiti all’Amministrazione capitolina per verificare l’effettivo riutilizzo a scopi sociali dei beni confiscati alle mafie.

Con la nostra Amministrazione si è proceduti, e si procederà, sempre e solo attraverso bandi pubblici.

Questa mattina il vicesindaco e assessore al Patrimonio, Luigi Nieri, ha portato in Giunta la delibera – approvata all’unanimità – con cui si predisporrà il bando per assegnare i beni confiscati che l’Amministrazione Capitolina intende restituire alla collettività per la realizzazione di attività di carattere sociale, culturale, educativo e sportivo.

Ma anche per attività a servizio del territorio, nonché per promuovere politiche di sostegno alla famiglia e ai giovani, l’educazione scolastica, l’ambiente, il turismo, la legalità e la sicurezza, la creazione di sviluppo e di lavoro e iniziative finalizzate a combattere il disagio sociale e abitativo, l’emarginazione e la disoccupazione.

A tale scopo martedì 21 ottobre c’è stata la riunione plenaria del Tavolo di lavoro relativo al Protocollo d’Intesa sperimentale sui beni confiscati e sequestrati che abbiamo siglato con la Regione Lazio insieme a soggetti importantissimi, quali il Tribunale di Roma, la Procura della Repubblica, Unindustria, Confcommercio e Abi.

Il Protocollo è il frutto di un importante lavoro condotto in questi mesi, in grande sinergia, fra le diverse istituzioni.

Questo impegno e questo lavoro lo dobbiamo a chi – come Pio La Torre – era convinto che per stroncare il fenomeno mafioso fosse necessario aggredire il patrimonio che negli anni avevano accumulato le organizzazioni criminali. Che questi patrimoni andassero restituiti alla comunità a cui erano stati sottratti. Solo così si poteva ricostruire quel patto etico e sociale che sta alla base della convivenza civile.

Sembra per noi scontato, oggi, parlare di queste cose, concetti ormai acquisiti nel sentire comune. Ma per arrivare alla consapevolezza odierna siamo passati per anni terribili, duranti i quali è stato tanto il sangue versato per affermare il valore della legalità come primo comandamento della vita di una comunità.

Per questo è ancora più importante lavorare sempre all’insegna della trasparenza e del rispetto delle regoleLa trasparenza e il rispetto delle regole devono essere valori fondanti nelle prassi amministrative per contrastare con forza il fenomeno della corruzione nella Pubblica Amministrazione.

La corruzione frutto di una mentalità che dobbiamo sradicare, perché – come diceva Giovanni Falcone nel libro “Cose di cosa nostra” – “Si può benissimo avere una mentalità mafiosa senza essere un criminale”.

Autore dell'articolo: Ignazio Marino