Opera, l’accordo raggiunto è traguardo importante

Con la firma dell’accordo tra la Fondazione Teatro dell’Opera di Roma e le sigle sindacali, avvenuta la scorsa notte, si segna un traguardo importante, un successo per tutta la città.

L’Opera può tornare al lavoro con serietà e serenità. L’obiettivo che ci eravamo proposti dopo la crisi determinata dagli scioperi dell’estate e dalla decisione del Maestro Muti di lasciare la direzione delle opere già in cartellone era quella di assicurare la vita dell’Opera e garantirne il rilancio. Per fare questo era necessario raggiungere il pareggio di bilancio e agganciare la Legge Bray.

La posizione di fermezza e l’aver messo sul tavolo anche la scelta più difficile, quella dell’esternalizzazione, evidentemente ha costretto tutti a riflettere sulle proprie posizioni e il risultato raggiunto permette di guardare al futuro evitando l’esternalizzazione.

Come ha spiegato il sovrintendente Carlo Fuortes si tratta di “un traguardo raggiunto da tutto il Teatro dell’Opera. È il segno di una grande assunzione di responsabilità da parte dei lavoratori e di tutte le sigle sindacali. L’accordo permette alla Fondazione di superare i gravi problemi economici e organizzativi attuali e getta le basi per una maggiore produttività, per una crescente qualità artistica e il mantenimento dell’efficienza economica. È una conquista, infatti per la prima volta il Teatro dell’Opera e le Organizzazioni sindacali individuano un percorso di sviluppo che privilegi la produttivita’”.

Ora tutti, dal Cda all’orchestra e tutti i dipendenti, devono lavorare perché l’Opera di Roma possa guardare a traguardi e successi sempre più grandi, anche al di là dei confini italiani.

Per questo risultato ringrazio il sovrintendente Carlo Fuortes, le organizzazioni sindacali e l’assessore Marinelli che hanno lavorato con la massima apertura per il suo raggiungimento. E spero che questo possa convincere anche il Maestro Muti, che resta in ogni caso direttore onorario a vita, col tempo, a rivedere le sue decisioni.

Autore dell'articolo: Ignazio Marino